Alicudi

Alicudi è un’isola di 5,2 kmq, fa parte amministrativamente del comune di Lipari e gli abitanti dell’isola, circa 140, vengono chiamati Alicudari. Anticamente era nota come Ericusa, dal greco antico Ἐρικοῦσα (ricca di erica). L’isola di Alicudi è la più occidentale dell’Arcipelago Eoliano e si trova a circa 34 miglia a ovest di Lipari; è dominata dal monte Filo dell’Arpa; la pianta è quasi circolare con coste ripide ed aspre, che costituiscono la parte emersa, dai 1.500 m di profondità del fondo del mare, fino ai 675 m s.l.m del punto culminante di un vulcano spento. L’isola è abitata solo sul versante meridionale, digradante verso il mare in stretti appezzamenti sostenute da muri a secco. Questo versante, significativamente antropizzato agli scopi abitativi e colurali, risulta meno scosceso di quello opposto, battuto dai venti e continuamente soggetto da fenomeni erosivi e conseguenti frane, dette “sciare” (dal plurale “sciari” in siciliano). Le case sono distribuite in sei agglomerati raggiungibili in quota solamente con mulattiere a gradoni di pietra: Alicudi Porto, a livello del mare, posta tra il molo nuovo, a cui attraccano aliscafi e traghetti, e il molo vecchio, da cui faceva la spola in precedenza il rollo (barca a remi) verso le navi al largo. Vi si trovano le due sole botteghe di generi alimentari ed altri generi di prima necessità dell’isola e l’ufficio postale. Contrada Tonna, che costituisce la frazione più ad ovest dell’isola. San Bartolo, che si trova ad una altezza di circa 330 metri, attorno alla vecchia chiesa dedicata a San Bartolo, patrono delle isole Eolie. Contrada Pianicello, posta alla medesima altezza di S. Bartolo, ma più ad ovest, ed è abitata da una popolazione di madrelingua tedesca. Contrada Sgurbio, anch’essa alla stessa quota di S. Bartolo, ma sul lato Est dell’isola. Questa piccolissima frazione è composta da cinque case, ad ognuna delle quali è stato dato il nome di uno dei sensi del corpo umano. Bazzina, ultimo gruppo orientale di case,isolate e distese in riva al mare, raggiungibile dal porto solo con la barca o attraverso un lungo giro con risalite e discese. L’isola dell’erica era abitata nel dopoguerra da oltre 600 persone, in gran parte poi emigrate in Australia. Attualmente la popolazione conta meno di cento residenti. In quest’isola di natura vulcanica la terra è particolarmente fertile. Non deve dunque stupire se ad Alicudi è possibile ancora ammirare i terrazzamenti che spezzano il versante del vulcano ed hanno permesso per decenni agli abitanti di vivere dell’attività agricola. E’ interessante ricordare che la pesca nei secoli passati, non ebbe mai uno sviluppo significativo per il pericolo dei predoni che rendeva di fatto tale attività poco conveniente rispetto all’agricoltura. I principali prodotti dell’isola sono l’ulivo, la vite, i capperi e la pesca. Il turismo rappresenta una voce importante dell’economia dell’isola, anche se in maniera minore rispetto alle altre isole.

CENNI STORICI:

L’isola nasce probabilmente in età molto antica come un vulcano conico dall’aspetto forse simile a quello attuale, formato da lave basaltiche ed andesitiche. Alicudi prende il nome dal greco Erykodes o Erikussa, verosimilmente per la sua ricca vegetazione di erica.
Dal punto di vista archeologico l’isola si può considerare ancora in gran parte inesplorata. Le ricognizioni di superficie effettuate negli anni hanno consentito di raccogliere frammenti di ceramica di impasto dell’età del Bronzo Antico (prima metà del II millennio a.C.) privi di decorazione riferibili alla cultura di Capo Graziano. Questi frammenti sono stati rinvenuti nelle piane vicine allo scalo della Palomba fino alla contrada Fucile, che si estende poco più a Nord. Non vi sono ancora testimonianze significative per le età successive, anche se durante ricognizioni effettuate in più punti dell’isola sono stati rinvenuti frammenti ceramici di età greco ellenistica e romana.

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