Eolo Bartolo Giuffrè “Tom”

Eolo Bartolo con il figlio Gaetano

Eolo Bartolo Giuffrè nacque a Lipari, il 21 gennaio 1932. Trovò un impiego presso la Società Elettrica Liparese, con la mansione di esattore della luce. Sin da giovane ebbe la passione per le immersioni in mare finalizzate alla pesca scendendo in apnea anche per molti metri, ma quando conobbe per la prima volta i sub del Club Mèditerranèe, si concentrò di più per quanto riguarda la pesca con l’attrezzatura subacquea. Da lì ha inizio la sua carriera divenendo un vero e proprio “pioniere” dell’archeologia marina, iniziando la sua collaborazione con il Museo di Lipari e il professor Luigi Bernabò Brea nel 1955 fino al 1995.

Sin dagli anni ’60 le Isole Eolie sono state le protagoniste di numerosi scavi archeologici nei fondali marini, dove sono rinvenute diverse imbarcazioni cariche di oggetti. Si possono contare una ventina di relitti, in tutte le Eolie, di periodi che vanno dal II millennio a.C. al XVII secolo d.C., ma il “cimitero” vero e proprio, se così si può definire, lo troviamo nelle zone di Capo Graziano a Filicudi. Le prime esplorazioni concordate con il Museo Archeologico Eoliano furono fatte da Giovanni Roghi e dal Club Mèditerranèe, nel 1960-1961, dove fu trovato il cosiddetto Relitto A (o Roghi).

Seguirono poi le esplorazioni di ricognizione di Gerhard Kapitän, in collaborazione con alcuni giovani eoliani tra cui: Bartolo Giuffrè, Francesco Oddo, Francesco Vaiarelli. Costoro hanno fatto e hanno collaborato in numerosi ritrovamenti nei fondali delle Isole Eolie. Si deve, in particolar modo a Bartolo Giuffrè e Vaiarelli, i meriti del ritrovamento del Relitto F, sempre nei pressi di Capo Graziano, nel 1973.

(Foto dello scavo del relitto F da parte del Centro Sperimentale di Archeologia Marina di Albenga (N.Lamboglia, F.Pallares) 1976.)

Lì furono ritrovate: una colonna-sostegno di louterion, una macina rotante lavica e una quarantina circa di anfore greco-italiche di una nave del IV-III secolo a.C. lunga 30 m e larga 15; i ritrovamenti sono esposti al Museo Regionale Eoliano Luigi Bernabò Brea, di Lipari. Non solo… entrambi collaborarono a numerose ricerche e spedizioni come per esempio nel Relitto di Capistello (1966-1967), nel quale morirono in totale quattro uomini nel tentativo di recuperare alcuni resti: i primi due furono giovani inesperti che si avventurarono nella speranza di trovar fortuna; gli altri erano due tedeschi, il direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, il professor Schlager e il suo collaboratore Udo Graf, ai quali fu affidato il compito di riesumare tali ritrovamenti.

Purtroppo persero la vita entrambi a causa di un guasto alle viti dei respiratori, solo uno si salvò, ma per miracolo, un altro collaboratore di nome Karl Preuss. Per questo si pensò che quel relitto fosse protetto da una potente maledizione. Ma questo mito fu sfatato da Giuffrè, Vaiarelli e loro collaboratori che, insieme, hanno restituito una buona parte dei resti della nave, dando prova di grande coraggio e grande esperienza. I due, insieme a Francesco Oddo, hanno partecipato, inoltre, ai ritrovamenti di alcune ceramiche appartenenti al I secolo a.C. a Vulcano, a Punta Luccia. Insieme hanno dato un contributo ai ritrovamenti del Relitto di Dattilo, a Panarea, affiancati all’organizzazione MARE dell’Università di Oxford, diretto da Mensum Bound, dove furono rinvenuti i resti di una nave del IV secolo a.C. che trasportava un carico di ceramiche a vernice nera o acrome.

E, ritornando al Relitto Roghi, nel 1975, Bartolo Giuffrè scoprì anche due delle quattro monete di bronzo esposte al museo datate 196-173 a.C.

Le monete esposte nel museo Bernabò Brea di Lipari

Un altro episodio a cui ha dato il contributo, che ci è stato narrato dal figlio Gaetano, si è verificato nei pressi di Salina, fuori dalla “Secca del Capo”. “Parecchi ritrovamenti avvenuti nei mari eoliani sono avvenuti grazie ai pescatori – ci racconta durante un’intervista -, poiché durante le pratiche di pesca si imbattevano nei resti dei relitti attraverso le reti o con altre attrezzature. Infatti, una volta accadde che Bartolo Puglisi – un pescatore di Lipari -, con la sua barca San Gaetano, mentre pescava “cu conzu”, un amo rimase impigliato nel manico di un’anfora sul fondale. Dopo aver tirato a bordo l’anfora chiamarono mio padre, che aiutava spesso i pescatori ed era ben voluto da tutti, e consigliò loro di portarla al Museo”, che ancora oggi la troviamo esposta alla sezione navale di quest’ultimo.

L’anfora “dei pescatori” esposta nella sala navale del museo.

Al termine dell’intervista, la nostra curiosità si è posata su una fotografia nella quale compaiono due celebrità del tempo: Virna Lisi e Franco Pesce, insieme a Bartolo Giuffrè e Francesco Vaiarelli, in tenuta subacquea. Allora Gaetano ci racconta che, quando sbarcavano a Lipari, spesso alcuni personaggi della televisione, tra cui i sopra citati nella foto e anche Mike Bongiorno, andavano a fare qualche battuta di pesca subacquea proprio con i due giovani eoliani, tanto erano note le loro abilità tra i fondali marini.

Durante una battuta di pesca. In ordine da sx: Eolo Bartolo Giuffrè, Franco Pesci, Virna Lisi e Francesco Vaiarelli.

A Bartolo si deve, insomma, la partecipazione ad oltre il 40% dei ritrovamenti che vi sono al Museo di Lipari, rendendo la sezione marina di quest’ultimo la migliore in tutto il Mediterraneo.

Tutto ciò gli valse il premio di “Pioniere dell’Archeologia Subacquea” a Catania e, inoltre, nel 1973, la promozione a guardiano permanente delle antichità marine di Capo Graziano, il quale è un ruolo di grande prestigio che ricoprirà fino all’anno della sua scomparsa, avvenuta nel 1995, a 63 anni.

Dedica fatta a Eolo Bartolo dal regista e fotografo Folco Quilici

Con la sua morte è volato via un gran pezzo del Museo di Lipari e dell’Eolianità, in generale, ma verrà sempre ricordato non solo per il grande contributo che ha dato con i suoi collaboratori, ma anche per le grandi doti subacquee che possedeva, miste al suo coraggio, alla sua nobiltà d’animo, alla sua grande generosità, al suo carattere mite e la forte passione che ci metteva.


Per fortuna però, che il suo lavoro è oggi portato avanti dal figlio Gaetano Giuffrè, con altrettanta passione e maestria. Ed è proprio lui che noi giovani volontari del Servizio Civile della Pro Loco Isole Eolie-Lipari, vogliamo ringraziare. Diciamo grazie, perché ci ha concesso tutto il materiale per permetterci di scrivere questo articolo, grazie per la disponibilità, per averci accolto al Museo e per le informazioni forniteci, grazie per averci fatto appassionare all’archeologia marina eoliana, tramite i suoi racconti. È stato come fare un salto in quel periodo, come se noi stessi ci fossimo immersi nei fondali alla ricerca di relitti. Un’emozione che non dimenticheremo mai.

Foto esposta all’entrata della sala del museo dedicata ai ritrovamenti subaquei, donata dall’archeologa Madeleine Cavalier (al centro di fianco all’archeologo Luigi Bernabò Brea) a Eolo Bartolo Giuffrè (accovacciato a sx) come riconoscimento per il suo operato

 

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